Ieri, mi sono recata all’ospedale “Carlo Urbani” di Jesi per visitare il pronto soccorso e l’Emergenza Territoriale, quel 118 che risponde alle nostre chiamate.
Ringrazio davvero il primario e il personale, con cui ho condiviso quasi un intero turno, perché da loro ho imparato moltissimo: c’è una “emergenza del settore emergenza”, con pochi medici in Area Vasta 2 e 3 e infermieri sotto pressione.
La coperta è troppo corta: per coprire i buchi al Pronto Soccorso, si devono impiegare i pochi medici del 118, e il risultato è un servizio sempre al limite. Cosa serve? La stabilizzazione del personale precario, interventi per fermare l’esodo di medici verso altre regioni, e una nuova mappatura delle postazioni di emergenza territoriale.
Possiamo cercare di gestire la carenza di medici valorizzando gli infermieri e gli operatori tecnici, come gli autisti soccorritori, mettendo al centro il servizio pubblico e costruendo un presidio capillare ed efficiente sul territorio.
Riforme davvero efficaci non si possono studiare a tavolino, ma solo toccando con mano i problemi che gli operatori vivono tutti i giorni sulla loro pelle!

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