Per la mia candidatura a Consigliere Regionale, con Mercorelli Presidente per il Movimento 5 Stelle, ho lavorato ad un programma di 9 punti, che toccano ogni ambito del Sociale e della Sanità.
Un programma che pensato in collaborazione con tutti i protagonisti del territorio: lavoro, scuola, sport, turismo, cultura, artigianato, ambiente, agricoltura ed enogastronomia.
Conosco bene il territorio fabrianese, ci sono nata, l’ho vissuto da ragazza e da fuorisede negli anni dell’Università, per poi tornarci e sceglierlo come casa e luogo di lavoro.
Gli ultimi 15 anni ho vissuto in prima persona, da genitore e da professionista, le dinamiche, i problemi, le necessità e anche le molteplici risorse di questa Città.
È grazie a questa profonda conoscenza, unita all’esperienza degli ultimi 3 anni come assessora ai Servizi alla Persona del Comune di Fabriano, che mi sento in grado di sostenere questa candidatura.

Più risorse, più servizi, più salute sociale.
La vera prevenzione del disagio sociale e psicologico parte da un investimento economico in strutture e risorse umane professionali distribuite equamente sul territorio: educatori di strada, centri diurni e educativa domiciliare.
Sono questi gli strumenti utili a prevenire le patologie psichiche e ad evitare gli allontanamenti dei minori da famiglie multiproblematiche.

In un paese in cui l’aspettativa di vita è tra le più alte al mondo, gli anziani che necessitano di assistenza hanno sempre meno possibilità di accedere ai servizi convenzionati.
Per dare un sostegno concreto alle famiglie che vivono questa realtà, è urgente rivedere i criteri di assegnazione e il numero di posti disponibili, riducendo le liste di attesa.
Si è davvero al fianco delle famiglie solo se si può garantire loro qualità dell’assistenza, controlli serrati e strutture disponibili per familiari affetti da demenze senili.

Un cittadino o una famiglia che hanno bisogno di aiuto devono poter accedere con facilità e riservatezza all’assistenza prestata dagli ambiti territoriali.
L’operatore sociale professionale, con i giusti mezzi e una formazione adeguata, diventa una figura fondamentale sia a domicilio che come supporto nella scuola e nelle strutture diurne e residenziali per disabili, minori e anziani.
Affinché ciò sia possibile, è necessaria una comunicazione facile ed efficace tra sanità e sociale, e la creazione di una squadra che lavori per il cittadino, accompagnandolo nel suo percorso di assistenza e accesso ai servizi.

Noi fabrianesi conosciamo bene la crisi occupazionale.
Ognuno di noi ha un amico, un parente o un vicino di casa che ha perso il lavoro o è in cassa integrazione.
Enti pubblici, Associazioni di categoria, Centri per l’impiego e anche Aziende hanno intrapreso molte azioni in questi anni, ma l’uso inopportuno e indifferenziato degli ammortizzatori sociali, sebbene a sostegno della Comunità, ha finito per paralizzarla.
Credo che per massimizzare i risultati sia necessario che tutti questi soggetti lavorino insieme, in maniera coordinata, dritti verso un risultato comune.
Una famiglia senza lavoro è un fallimento sociale, non personale, e come tale deve essere affrontato.

Un bambino disabile è una persona ricca di capacità e di risorse, che vanno identificate, coltivate e valorizzate.
Un bambino disabile diventerà un ragazzo con relazioni e interessi proporzionali alle possibilità che ha avuto di riconoscerli e nutrirli.
Un ragazzo disabile diventerà un adulto capace di vivere al massimo dell’autonomia e della libertà che la sua situazione gli permette, se viene da un percorso di crescita personale, relazionale e lavorativa.
Affinché ogni disabile, che sia bambino, ragazzo o adulto, abbia accesso a questo tipo di sostegno, è indispensabile che tutte le strutture a lui dedicate, educative, assistenziali e terapeutiche, possano contare su strumenti idonei e personale altamente qualificato, in rete tra loro.

Il nostro stile di vita sta cambiando. La trasformazione del lavoro da fisico a intellettuale e l’aumento della tecnologia come servizio e intrattenimento, stanno aumentando la nostra sedentarietà.
Questo si traduce in:
– aumento della spesa sanitaria causato, ad esempio, dall’incremento di patologie cardiovascolari;
– Aumento della spesa sociale dovuta a sostegno assistenziale e inabilità al lavoro;
– Diseducazione delle nuove generazioni al benessere psicofisico, dovuta alla sedentarietà che assorbono come stile di vita.
Che il benessere psicologico sia strettamente legato a quello fisico lo sappiamo dalla notte dei tempi.
“Mente sana in corpo sano” non è solo un mantra che dobbiamo ripeterci, è soprattutto un obiettivo che dobbiamo perseguire.
Lo sport, in questo, è nostro alleato.

La prima sensazione di cui ha esperienza una persona in difficoltà, che sia vittima di violenza, coinvolta in una separazione conflittuale, incapace di sostentare la famiglia o straniera in un paese sconosciuto, è la solitudine.
Una solitudine che è una barriera.
Diventa difficile chiedere aiuto, capire come risalire, vedere le proprie risorse e concedersi la possibilità di tentare.
Trovarsi soli nella difficoltà significa non avere strumenti per salvarsi.
Per accogliere e ridare un senso a queste persone, ci vengono in aiuto le infinite risorse di questo territorio.
Agricoltura e artigianato possono offrire lavoro e ricostruire fiducia in se stessi. Immobili in disuso possono essere trasformati in luoghi di incontro e condivisione.
Lavorando in rete, un territorio può diventare luogo di rinascita, personale e collettiva.

La crescita di un ragazzo è una responsabilità diffusa e condivisa, un mix di educazione e formazione che parte dalle famiglie, passa per la scuola e arriva fino alle associazioni, siano esse sportive, culturali o sociali.
Un ragazzo deve avere la possibilità di sperimentare mondi anche al di fuori delle specifiche possibilità familiari, solo così avrà un bagaglio di esperienze tale da indicargli la via della sua realizzazione personale e professionale.
La scuola ha un compito importante: fare da collettore di tutte le possibilità che un territorio offre e metterle a disposizione dei ragazzi, andando oltre la formazione puramente ‘nozionistica’ per diventare coltivatore di talenti.

Diceva il filosofo Feuerbach nel 1862 “I cibi si trasformano in sangue, il sangue in cuore e cervello, in materia di pensieri e sentimenti. L’alimento umano è il fondamento della cultura e del sentimento. L’uomo è ciò che mangia”.
Cibo, sentimenti e cultura.
Questo è il grande potenziale che abbiamo: un territorio ricco di cultura enogastronomica che va valorizzata, favorendo il biologico e i metodi a basso impatto ambientale.
Burocrazia che va snellita, per favorire la crescita delle aziende agricole e anche dell’artigianato, affinché possano produrre valore per il territorio, da trasformare in percorsi turistici ricchi di storie da raccontare.
Comments are closed