Intervista al settimanale L’Azione, pubblicata nel numero del 19 dicembre 2020
Una lunga esperienza come psicologa nella sanità pubblica, Assessora in quota “tecnica” alle Politiche Sociali nella Giunta Santarelli, Simona Lupini è stata eletta in Consiglio Regionale per il Movimento 5 Stelle ed è Vice Presidente della Commissione Sanità e Politiche Sociali. Al centro dei suoi primi atti in Consiglio, la Sanità, e in particolare l’emergenza Covid-19.
D- Le Marche finalmente tornano zona gialla: il Presidente Acquaroli ha annunciato uno screening di massa che potrebbe coprire fino a metà della popolazione regionale. Sarà il colpo finale per consolidare l’uscita dalla seconda ondata?
R- La capacità di fare tamponi è fondamentale, ma tutte le province marchigiane hanno avuto in momenti diversi problemi logistici e organizzativi che hanno inceppato la macchina: chi poteva permetterselo si è rivolto a costosi laboratori privati, senza nessuna forma di controllo sui prezzi. Chi non poteva pagare, è rimasto bloccato a casa per giorni.
Lo screening di massa sarà un momento importante, ma dobbiamo assicurarci che il sistema dei tamponi continui a essere efficace anche dopo, garantendo a tutti uno screening sicuro, puntuale e gratuito.
D- Le aree interne delle Marche sono state colpite molto più duramente dalla seconda ondata di Covid: Fabriano non ha fatto eccezione, con due focolai importanti nelle Residenze protette. Che cos’è andato storto?
R- I cluster di Fabriano sono stati tra i più rilevanti a livello regionale, e c’è stata anche grande diffusione a livello familiare. A Santa Caterina c’è stata la situazione più critica, con purtroppo diversi morti: ho visto gli sforzi davvero incredibili dell’Amministrazione comunale, del personale assistenziale e sanitario per rispondere all’emergenza.
Ho portato il caso in Consiglio, con un’interrogazione all’assessore Saltamartini: gran parte dei pazienti è stata seguita direttamente nella struttura, e l’assessore ritiene che l’assistenza data a ciascun paziente sia stata la più appropriata possibile, ma l’USCA aveva chiesto per i casi più gravi un ricovero immediato in ospedale.
Sulla gestione delle criticità, sono stati presentati anche esposti e denunce, quindi le autorità accerteranno i fatti nel dettaglio. Il sistema Regione avrebbe però dovuto farsi trovare preparato alla seconda ondata, con linee guida per le residenze protette, le più critiche da gestire: un protocollo chiaro e puntuale, per reagire subito con la più appropriata presa in carico degli utenti. Ormai sappiamo che, anche se è impossibile azzerare il rischio, per combattere il virus dobbiamo giocare d’anticipo: inseguendolo, gli diamo un vantaggio difficile da colmare.
D- Parlando di giocare d’anticipo, ha ottenuto un impegno della Giunta per dei fondi alle PMI che investono in prevenzione del rischio COVID, giusto?
R- La proposta è nata proprio parlando con alcuni imprenditori e commercianti di Fabriano: ci sono obblighi di legge sulle sanificazioni che sono molto costosi, specialmente se le imprese decidono di fare di più e meglio, per garantire la sicurezza dei propri clienti e dei dipendenti. Questi strumenti sono le nostre prime linee di difesa contro il virus: ho presentato una mozione in Consiglio che chiedeva alla Regione di garantire ristori per le spese in sanificazione e tamponi ai dipendenti, e l’assessore Carloni si è impegnato ad inserire queste misure nei prossimi contributi a fondo perduto.
Imprese e lavoratori sono stati colpiti duramente dal Covid. Il reddito di cittadinanza, come misura universale contro la povertà, è stato fondamentale, sono arrivate anche misure di welfare per autonomi e redditi precari, c’è il tema dei ristori per il fatturato. Questa misura è un risultato importante, risponde a problemi delle imprese, ma è anche un segnale culturale.
D- Che cosa intende?
R- Dobbiamo guardare al Covid con uno sguardo più ampio, in tutte le sue implicazioni.
Ad esempio, le attività di cura e di prevenzione dei tumori e di altre malattie croniche, che sono tra l’altro fattori di rischio per gli ammalati Covid, sono state rallentate tantissimo dall’emergenza sanitaria. Se non riusciamo a garantire la prevenzione e la cura, dopo l’emergenza Covid avremo un’emergenza tumori, un’emergenza cardiopatie e così via: oltre a un’interrogazione, farò delle proposte per il prossimo Bilancio, a stretto contatto con i Parlamentari 5 Stelle.
Dobbiamo tenere presente che la pandemia ha cambiato le nostre vite a 360°: c’è una vera e propria emergenza sociale. Il distanziamento sociale ha cambiato le regole della socialità, e l’incertezza per il nostro lavoro e la nostra incolumità ci chiederanno un prezzo psicologico pesante. Il lockdown, poi, per tanti è stata anche un’occasione di rinsaldare i legami, ma per chi si trovava solo o in situazioni di violenza domestica, la casa è stata una prigione. Sono andate in corto circuito anche le valutazioni per il sostegno scolastico e il sostegno alla disabilità, con un impatto enorme su scuole e famiglie.
Un pensiero particolare lo dobbiamo ai bambini e agli studenti: dovremo capire come ristorare anche loro, per quest’anno in cui abbiamo dovuto necessariamente stravolgere il loro modo di vedere la scuola, gli amici, i primi amori, il rapporto con i nonni.
D- Quali misure concrete, quindi, per affrontare a tutto tondo l’emergenza Covid?
R- Dopo anni in cui la sanità è stata la prima voce da cui tagliare spese e l’assistenza sociale è stata scaricata addosso ai Comuni, generando enormi diseguaglianze territoriali, dobbiamo investire, e investire tanto. Potenziare la sanità territoriale e introdurre la telemedicina, ripristinare le piante organiche con nuovi operatori sanitari, psicologi del servizio pubblico, assistenti sociali.
Dobbiamo anche rendere più attrattivi i nostri territori nei concorsi, che spesso vanno deserti, offrendo veri contratti in reparti in grado di operare. In sintesi? Voglio che venga restituito il maltolto al sistema sanitario ed assistenziale. E per questo mi batterò in Consiglio Regionale: incalzeremo la giunta per un nuovo piano socio sanitario, per disegnare una sanità a misura di cittadini, non di numeri e distanze in linea d’aria, a partire, per restare nel nostro territorio, dalla battaglia per il punto nascite e per pediatria.
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