“Le nostre donne vanno a partorire in Umbria. Porto la voce delle mie concittadine, che chiedono di poter partorire nella loro Regione, senza dover affrontare gallerie, strade, maltempo, in un Punto nascita a norma e a pieno regime“: a quasi due anni dalla chiusura del Punto Nascite di Fabriano, ho scelto con queste parole di riportare il tema in Consiglio Regionale, durante la seduta dello scorso 15 dicembre.
L’occasione è stata l’interrogazione all’assessore Saltamartini sul tema della mobilità passiva, la “fuga” di pazienti dal sistema sanitario marchigiano per curarsi in altre regioni: un costo nascosto, per il Bilancio della Regione, che deve ripianare le spese sostenute dagli ospedali, e una conseguenza diretta delle tante chiusure degli ultimi anni, che hanno colpito soprattutto le aree interne, dal nord fino alle zone terremotate, passando per Fabriano.
E i numeri sono imponenti: dall’ultima relazione della Corte dei Conti, emerge una differenza tra mobilità attiva attiva e passiva extraregionale di oltre 50 milioni di euro.
Una cifra di tutto rispetto, che certifica la difficoltà di tante e tanti marchigiani a trovare nella propria Regione le cure e i servizi sanitari adatti, sconfessando la logica delle chiusure e degli accorpamenti di reparti ed ospedali: sarebbe fuori da ogni logica continuare ad impoverire i sistemi sanitari locali nel nome dell’equilibrio di bilancio, se poi queste scelte non soltanto mettono a rischio la salute dei cittadini, ma comportano anche spese extra per la Regione.
Tanto più che proprio la situazione dei parti a Fabriano è la spia evidente di una fuga sanitaria dalle Marche: dei 153 bambini residenti a Fabriano e nati nel 2020, ben 110 sono nati in Umbria.
Una battaglia da condurre in sede di approvazione del nuovo Piano Socio-Sanitario, per assicurarsi che le promesse della Giunta sulla volontà di ascoltare i territori periferici e di investire, anche con nuove assunzioni, non restino solo sulla carta.
Rassegna stampa
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